Caro insegnante,
che di anno in anno hai apprezzato e sostenuto l’impegno dei poliziotti, degli infermieri e dei vigili del fuoco, sappiamo che anche oggi ci hai cercato ma purtroppo questa nuova stagione all’insegna dell’emergenza sanitaria ci ha imposto delle scelte difficili perché, per la prima volta dopo quasi vent’anni di incontri scolastici per la sicurezza stradale, siamo stati costretti a sospendere le mattinate in aula magna con gli studenti “in odor di patente” del IV e V anno delle superiori.
L’attaccamento ai Vostri amati studenti è tale da indurvi a chiederci di realizzare delle video conferenze per sensibilizzare i ragazzi sui rischi connessi alla guida alcolica, sotto l’effetto di sostanze, alla velocità smodata, in poche parole alle “stragi del sabato sera”. Su quest’ultimo punto possiamo però timidamente rassicurarvi perché il fenomeno è in contrazione anche se il rischio che la “fabbrica del divertimentificio”, come l’ha definita l’amico Giordano Biserni di ASAPS, torni a sfornare lamiere accartocciate è una realtà sempre ben collaudata e pronta ad incrementare i numeri di quella catena di montaggio che impedisce alle famiglie di dormire sonni tranquilli.
Ci dispiace, ci dispiace veramente, ci abbiamo riflettuto a lungo ma la forza dell’empatia che si crea con gli incontri “in presenza” è fondamentale per cementare quella condivisione di esperienze che trova la sua sintesi nei racconti dei genitori che hanno perso i figli in un incidente stradale e, ultime ma non ultime, le parole degli atleti disabili di handbike che, “manalata dopo manalata” hanno saputo riappropriarsi e reinventarsi il loro futuro, la loro vita.
Storie di resilienza nate sulla scia del suono penetrante delle sirene che hanno squarciato il surreale silenzio dei luoghi di terribili scontri stradali dove il frenetico lavoro delle pinze idrauliche dei vigili del fuoco si fonde con la scarica delle piastre dei defibrillatori, tra il gracchiare delle radio della polizia alla ricerca di un nome, di un indirizzo dove suonare una volta di troppo un campanello.
Dobbiamo tener duro e far tesoro di questi mesi difficili per consentirci di apprezzare ancor di più il ritorno a quella normalità perduta che magari giudicavamo noiosa ma che, al netto della pandemia, sarà il più bel regalo che ci potrà portare il 2021.
Un caro saluto ma soprattutto quello che ora ci manca moltissimo: un abbraccio!
Andrea Scamperle